AVVERTENZE

AVVISO: Questo non è un sito medico. E' soltanto il diario alimentare di una ragazza che, appunto, è in lotta con la linea.
Vi consiglio, pertanto, nel caso in cui cerchiate consigli alimentari, di rivolgervi a persone qualificate (medici, nutrizionisti, dietisti)


giovedì 28 luglio 2011

Come son giunta fin qui

Buongiorno a tutti!
Visto che il peso di oggi è uguale a quello di ieri (97,2) e che in ogni caso mi sono seccata di passare le giornate a commentare l'etto in più o in meno, ho pensato di raccontarvi un po' di me, parlandovi in particolar modo del modo in cui sono giunta, alla veneranda età di 29 anni, a toccare il quintale.
Ebbene, io sono sempre stata un po' grassottella, fin da bambina. Non si trattava, però, di un enorme problema, ero solo un po' cicciottella, come lo sono tanti bambini.
E' successo però che mia madre, su invito del pediatra, abbia deciso di mettermi a dieta per la prima volta all'età di 11 anni; ora, a 11 anni (che non sono gli 11 anni di adesso, ma gli 11 anni di 18 anni fa) una bambina è una bambina e non si cura dell'aspetto fisico o della linea, nè le interessa avere il fisico di una modella o piacere ai ragazzi. Insomma, va da sè che all'epoca non ero affatto motivata e ho vissuto il tutto come una traumatica privazione.
Quando avevo circa 12-13 anni, poi, mia madre decise di portarmi alla Weight Watchers. Non so se avete presente la Weight Watchers (non so nemmeno se ancora esiste): è una specie di ciccioni anonimi, in cui si incontra una volta alla settimana un gruppo di persone con SERI problemi di peso che condividono le proprie frustrazioni e le proprie esperienze riguardo alla dieta. Ovviamente non c'era nessuno della mia età, e forse nemmeno del doppio della mia età: erano tutte donne attempate, o al massimo donne sui 40, con famiglia e con problemi certamente diversi dai miei. Eppure mia madre continuò a farmi partecipare a quell'incubo, facendomi sentire ogni volta inutili racconti di come si potevano risparmiare calorie cucinando per una famiglia intera o cose simili. La dieta che mi hanno dato, tuttavia, era efficace e infine ricordo che raggiunsi una specie di peso forma (non so nemmeno all'epoca quale fosse), salvo poi abbandonare la dieta di mantenimento e riprendere tutti i kg persi.
Per qualche anno, ogniqualvolta prendevo un po' troppi kg, facevo quella stessa dieta, che si rivelava comunque efficace. Mai, tuttavia, era una mia scelta.
Quando avevo circa 18 anni, però, il mio peso tornò a superare i livelli di guardia e mia madre, avendo saputo che una ragazzina della mia età - figlia di un suo amico - aveva perso molto peso andando da un certo dietologo, mi mandò da questo medico per farmi dare la dieta. Ci misi circa un anno, e dimagrii di circa 20 kg, ma giunsi alla fine - nel 2001 - a un peso che era davvero da sogno (circa 57 kg). Ricordo che certe volte persino indossavo vestiti taglia 40. Quell'anno passai l'estate al mare e ricordo di non essermi mai sentita così in forma.
Anche quel periodo, però, passò e io alla fine non riuscii a seguire per intero l'anno di mantenimento. Sapete, la dieta di mantenimento è una brutta bestia: la fai quando il problema sembra ormai lontano, e alla fine ti convinci che puoi farcela anche senza quelle stupide regole, che non tornerai mai grossa come un tempo; invece, inesorabilmente, kg dopo kg, mese dopo mese, si finisce con il riprendere tutto con gli interessi.
Fu così che già un paio d'anni dopo il problema si ripresentò e io dovetti tornare dallo stesso dietologo con la coda tra le gambe... fortunatamente (!!!) già prima di tornare dal dietologo avevo, però, perso buoni 8 kg per una delusione d'amore, per cui la dieta fu relativamente semplice. Arrivai (nel 2004) alla mia laurea in splendida forma (anche se non riuscii mai ad euguagliare il peso di 57 kg), taglia 42, e alla festa indossai un vestito meraviglioso. Ricordo che quel giorno c'era gente verde d'invidia per i miei successi e la mia linea.
Poi, però, anche quel momento passò, come passarono le delusioni d'amore infilate l'una dopo l'altra nel periodo (tanto è vero che mi misi con il mio attuale ragazzo).
Cominciai a studiare per il concorso, mollai qualsiasi tipo di attività fisica e mi tornò la classica fame nervosa che sempre mi aveva accompagnato nei periodi bui della mia vita. Inesorabilmente, l'ago della bilancia tornò a salire. Arrivai, in tal modo, alla fine del 2006, a pesare circa 80 kg (o forse qualcosa di meno) e, avendo scoperto di aver superato gli scritti, decisi - anche a causa dell'intervento di mio padre, che per la prima volta si mostrò preoccupato per la mia linea (e non essendo lui visionario come mia madre il suo parere era di certo oggettivo) - di mettermi in forma per gli orali. Non ebbi il coraggio di tornare dal precedente dietologo; scelsi, pertanto, una nutrizionista sotto casa che aveva anche la possibilità di fare il test per le intolleranze alimentari (che all'epoca andava molto di moda). Scovai l'immancabile intolleranza al grano e cominciai a mangiare il kamut, seguendo ovviamente anche una dieta ipocalorica.
I risultati furono relativamente deludenti (in 7 mesi persi forse 7 kg), ma perlomeno ci furono e mi permisero di cominciare il lavoro non di certo in forma, ma quantomeno in modo passabile. Essi, però, non furono affatto duraturi: quasi subito ripresi i 7 kg, ai quali se ne aggiunsero molti altri. I motivi erano i più disparati: la vita era sempre più sedentaria e le scadenze di lavoro contribuivano ad aumentare la mia fame nervosa; in più la salute di mio padre (ammalato fin da quando avevo 12 anni) continuava a precipitare. Il peggio avvenne poi con la morte di mio padre, nel maggio 2008: io ero totalmente senza bussola e la sua assenza aveva creato un immenso vuoto, che illusoriamente cercavo di colmare con i dolciumi e il cioccolato.
In aggiunta a questo, mia madre si è comportata con me nel modo peggiore possibile: non solo mi ha lasciata sola, ma ha continuato a rimarcare che da quel momento potevo dire addio al mio protettore (e cioè a mio padre) e che a comandare sarebbe stata lei; in più ha continuato a dirmi cose tremende, tacciandomi di avere un pessimo carattere - come quello di mio padre - e di essere sempre più brutta e deforme per colpa del mio peso. Davvero non potete avere idea di cosa significhi dividere la propria vita con una persona così!
Ma non è finita. Ciò che da sempre interessa a mia madre non è infatti la mia linea o la mia felicità, ma l'immagine che posso dare agli altri di LEI: in parole povere, l'importante è che la gente non pensi che sia colpa sua. In questa ottica, mia madre ha cominciato con la sua pessima pubblicità, parlando a tutto il mondo di quanto fosse preoccupata per la mia linea e di quanto questa cosa fosse dovuta (non a lei bensì) alla presenza nella mia vita del mio fidanzato obeso (che invece, per inciso, è l'unica persona che ha contribuito a farmi preservare quel po' di sanità mentale che mi resta).
Ma sto tergiversando.
Arriviamo al 2009.
A settembre presi le funzioni nel mio Tribunale. Le responsabilità aumentarono, i ritmi anche. I kg, ormai, non si contavano più. Ormai smisi anche di pesarmi. Entrai in quella condizione mentale per la quale "Che importa? Ormai sono grassa...". La voce di mia madre diventò solo un fastidioso ronzio, che aveva solo l'effetto di rendermi nervosa e, paradossalmente, di incrementare proprio quella fame nervosa che continuava a farmi riempire di dolciumi.
Non sono riuscita più a liberarmi da quel ronzio, nemmeno dopo essere andata a vivere da sola, neanche dopo che anche mia madre si è risposata ed è andata a vivere lontano dalla nostra casa familiare. La sua voce, le sue parole, mi risuonavano (e mi risuonano) nella testa ogni volta che mi guardavo allo specchio, ogni volta che guardavo dei dolci. E il risultato è che continua a farmi innervosire.
Eccoci ai giorni nostri: ormai sono arrivata ai kg che sapete, kg che fanno enorme fatica a scendere e vivo nel terrore che mia madre dica qualsiasi cosa.
Purtroppo non riesco ad emanciparmi mentalmente da lei, sebbene lo voglia più di ogni altra cosa.
Ogni volta che ci vediamo, si finisce per litigare: non perde mai nemmeno un minuto per rimarcare quanto io sia grossa o quanto lei ha fatto per farmi perdere peso, purtroppo inutilmente; a tavola guarda sempre nel mio piatto e ha sempre da dire la sua: è troppo abbondante, c'è troppo condimento, è troppo grasso.
Sono persino giunta a non volerla mettere a parte del fatto che sono di nuovo a dieta.
Il risultato?
Dopo che venne a casa per pranzo con i parenti (ricordate, avevo appena cominciato la dieta e ho preparato per tutti le stesse cose che avrei dovuto mangiare io senza dire che ero a dieta) mi chiamò per dirmi che avevo cucinato troppa roba e che la gente non può essere ingozzata!!!!!!!!!!

P.S. Rileggo il post. E' un attimo deprimente e non mi sorprenderò se nessuno arriverà a leggerne il finale. Spero, tuttavia, di poter un giorno scrivere un finale nuovo... chi si candida per darmi una mano?

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